di allarmi, fughe ed urti

Freya + Liam!

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  1. così.
     
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    Freya Virginia Wolfe, l’annoiata, guardò con astio verso le poche righe di ordinati appunti che aveva preso con la sua scrittura riccioluta. Smise di passarsi una mano tra i capelli ricciuti — ricciuti quanto quelle lettere che parlavano di quella lezione dalla quale stava per scappare — e si concentrò. Primo grado, secondo grado, terzo grado. Lentamente. Ed eccola: sfumando con la stessa dolcezza e naturalità di un profumo che si spande nell’aria, era diventata invisibile.
    Qualche puntualizzazione: ad Erdély, onde evitare fughe di fantasmi dalle lezioni, assumevano solo professori in grado di vederli. Perché non tutti ci riuscivano, a vedere i fantasmi. Secondo, fuori da ogni porta — quelle delle aule, s’intende — c’era un sensore “rivela fantasmi”, che incominciava a suonare come un pazzo non appena un fantasmino invisibile tentava la fuga. Terzo, Freya Wolfe non ne sapeva nulla di questi sensori. Invisibile, quindi, s’alzò dal banco e fluttuò con lentezza verso l’uscita, sperando che nessuno si accorgesse della sua assenza. Ovviamente non successe, perché sì: Freya aveva la capacità di rendersi invisibile, sì, ma era una cosa che andava oltre il suo stato di fantasma. A volte era come se le persone si dimenticassero di lei, di quella strana, come se con molta semplicità le occhiatine costanti e nervose che tutti le indirizzavano cessassero. Anche in quel momento stava succedendo ed ecco perché la fantasma riuscì ad uscire indisturbata dalla porta.
    Il problema fu il dopo.
    L’allarme stile sirena dei pompieri partì fortissimo, fracassando le orecchie a tutta la classe. Se tutti sopravvivevano senza un infarto, erano proprio dei fighi. Freya, visto lo spavento, tornò visibile ( qualora i fantasmi provano un’emozione molto forte, tipo felicità, paura, rabbia, spavento o sollievo, diventano visibili e materiali anche contro la loro volontà ) e con faccia colpevole si girò verso il professore, in un tintinnio di quelle collanine e braccialetti che tanto le piaceva indossare.
    « WOLFE! » sbraitò quello dopo un attimo di silenzio stupito. Freya, la studentessa modello, la brava ragazza, quella solo casa e libri, presente?, sì, ecco, lei, dicevo, Freya, Freya balzò via, con una faccia che anche al bambino Gesù in quel momento gli sarebbe venuto da prenderla a schiaffi, balzò via e si precipitò nel corridoio, e poi girò a destra, e poi a sinistra, correndo saltando e svolazzando, a pochi metri da terra come le galline perché più i fantasmi erano visibili e meno erano capaci di volare, e calmati, scema, o ti beccano!, calmati!, continuava a ripetersi, e correva, correva correva, e il professore e metà della classe dietro, che si avvicinavano in modo talmente veloce che la ragazza guardava costantemente indietro, finché…
    sbaboom!
    L’urto contro qualcosa di indefinito — una parete, una colonna, una persona? — la sbalzò indietro e la fece cadere a terra.
    Era spacciata? Sì, era ridicolmente spacciata.
    No, calma, aspettate, fermi tutti. Non lo era!
    Forse.
    Okay, le bastava solo alzare lo sguardo e, in caso ciò contro il quale era andata a sbattere fosse stata una persona, magari un po’ monella, magari un po’ indulgente… ecco, in caso magari forse perché no la stessa medesima suddetta persona l’avrebbe aiutata a… scappare? No? Vero? Vero che sì?
    Non restava che scoprirlo, quindi alzò lo sguardo.



    / minchionaggine al massimo, i ask venia, ma non mi andava di cominciare subito con le cose seriose barbose e insomma, hai capito è___é mi riprenderò, anche a lunghezza, nei prossimi post *W*
     
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  2. Liam Lehner©
     
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    Sospirai, scossi al testa e lasciai cadere la penna sul tavolo, fissando il professoe con sguardo torvo. Perchè ero ancora a lezione? Dio mio non riuscivo a capirlo insomma...non ero uno dei migliori alunni e spesso ero menefreghista, ma insomma, era davvero il caso di lasciarmi li a studiare invece che farmi godere le mie vacanze?!
    Il professore si accorse del mio sguardo e me ne restituì uno altrettanto di sfida, che voleva giocare a chi dei due era più duro? Perchè io ero disposto a mettere in gioco poste molto alte. Alzai un sopracciglio pensadno a quanto fosse baldanzoso il mio carattere, mi era dato dal fatto che fossi un dannatissimo semidio, ero pomposo e assolutametne menefreghista...che papà avesse esagerato a mettere del suo nella notte in cui fui concepito? Poteva anche essere, ma grazie a quel mio modo di fare, nessuno aveva ancora provato a mettermi i piedi in testa.
    Passai una mano fra i capelli biondi, ora tagliati corti e leggermente più chiari per via dei raggi solari, si schiarivano con un nonnulla, loro, mentre la mia pelle invece diventava dorata, anzi più bronzea a dire il vero.
    Sorrisi al professore, alzai la mano e chiesi il permesso di andare in bagno, sarei stato fuori dai dieci ai venti minuti e lui lo sapeva, dato che non era la prima volta, ma non disse nulla e lasciò che uscissi per dirigermi al bagno. Una volta fuori dalla porta, scossi la testa con fare svogliato e mi diressi dal lato opposto rispetto a quello del bagno, verso il cortile interno più grande dove sarei stato fuori dalla portata di quel professore almeno per un po' di tempo...se mi fosse andata bene ci avrei guadagnato mezz'ora, ma non ci speravo infondo non stava facendo nulla che lo interessasse sul serio quindi...
    Passai la lingua sul labbro superiore, facendola poi schioccare sul palato; alzai il mento verso l'alto per studiare i quadri che eran stati affissi li, nel corridoio, per lasciarlo meno vuoto e più interessante. l'arte mi aveva sempre affascinato anche dai tempi della mia infanzia, era interessante vedere come un pittore decidesse di rappresentare certe cose per indicarne altre, utilizzare certi colori per far significare determinate cose. Il rosso era per i potenti, lo sapevo bene, epr questo tutti i mezzi busti che incontravo dipinti di rosso, per me erano personaggi di rilievo che avevano vissuto fra quelle mura in pietra solida, tanto antica quanto resistente.
    Sarebbe stato interessante fare una chiacchierata con loro, con coloro che la storia l'avevano vissuta e non solo, l'avevano scritta e raccontata, le loro decisioni erano state assolutamente importanti. Loro si che avevan fatto qualcosa nella loro breve vita, non noi che ci divertivamo come ragazzetti abusando dei notri poteri. Beh io ero uno dei primi che lo faceva, stavo pian piano diventanto ipocrita come un vero dio? Avrei picchiato a sangue quella divinità di mio padre per questo.
    Schioccando le dita produssi delle piccole linguette elettriche, non erano ad alto voltaggio la loro luminosità era debole, giusto delle scintille rpodotte da un accendoni poco prima che comparisse la fiamma insomma...non sarebbero state sufficenti ad alimentare una lampadina nemmeno per dieci minuti. Comunque, continuai a passarmi quelle scariche di mano in mano come se fossero state palline da tennis, le facevo rimbalzare sulle pareti elettrostatiche delle mie mani, finchè non vici una ragazza arrivare verso me come se fosse stata un proiettile sparato da uan pistola. Perchè correva tanto?
    Non riuscii nemmeno a pormi quella domanda, che mi ritrovai steso a terra con lei addosso; evitai di toccarla sentendo le mani ancora elettrostatiche, non volevo certo farle male regalandole uan scarica elettrica!
    Sbattei le palpebre leggermente disorientato, aspettando di vedere una sua reazione per accertarmi che stesse bene. Finalmente alzò la testa e i suoi occhi incontrarono i miei; non sembrava essersi fatta molto male, le sorrisi con fare rassicurante e alzai le mani per non toccarla; poi le passai a terra e sentii le scariche defluire nella pietra, tra le fughe nel terreno, probabilmente sotto vi era del metallo, ottimo conduttore.
    << Tutto bene? >>
    Le chiesi leggermente sconcertato. Perch correva tanto forte, sembrava anche preoccupata per qualcosa nello specifico, ma mi limitai a porle quella domanda.


    Ci riprenderemo entrambe allora xD
     
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  3. così.
     
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    Il suo sguardo spiritato ricadde su un ragazzo visibilmente più grande di lei, che conosceva di vista. Era "quello nuovo", che anche se era più grande stava facendo il primo anno. « Gasp! » annaspò, alzandosi da terra. Si spazzò via la polvere dai jeans, si rimise a posto un orecchino che aveva cambiato posizione e si guardò un po’ in giro, come se non fosse nel bel mezzo di un inseguimento in stile romanzo poliziesco. Era finita nel cortile interno della scuola e nemmeno se n’era accorta: quello significava che aveva fatto un sacco di strada correndo, visto che la sua classe era tutta da un’altra parte. « Ciao! » disse quindi, riportando l’attenzione sul ragazzo come se lo stesse vedendo per caso per la prima volta in quel momento. Ma sì, mica c’era andata a sbattere finendo a terra giusto qualche attimo prima. Si disse che non era granché tendergli la mano, visto che lui aveva delle saette che gli danzavano tra le dita e lei stava diventando sempre più invisibile. Ne aveva provate tante, di strette di mano in cui il suo interlocutore si ritrovava all’improvviso a stringere il nulla.
    Si sentì uno scalpiccio e delle urla provenire dall’interno della scuola; Freya incominciò a sudare freddo, in preda al panico. Poteva fidarsi di quel ragazzo? Oppure era uno di quei secchioni che aspettano solo di farsi fare gli sparticulo e sarebbe andato dritto ad informare la preside? Oppure ancora l’avrebbe consegnata al professore perché non gli aveva chiesto scusa – non gli piaceva chiedere scusa alle persone – né aveva risposto alla sua domanda ‘tutto bene?’ – non le piaceva nemmeno rispondere ai tutto bene, perché la risposta era sempre un ‘sì’ bugiardo – ?
    « Okay, ti informo di una cosa: sono una ricercata perché sono scappata dalla lezione di storia ma mi hanno beccato e ora vogliono come minimo uccidermi, comunque molto piacere visto che le tue mani non fanno più i lampi, Freya Wolfe » gli tese la mano e gliela strinse velocemente, poi gli disse: « Quindi, ora le cose possono andare in svariati modi: tu potresti coprirmi mentre io continuo a scappare, oppure tu potresti scappare assieme a me, oppure io potrei nascondermi qui in giro e tu potresti dire di non avermi visto, oppure potresti andare a raccontare tutto al mio prof incazzato di storia ma ehi, non mi sembri il tipo, e suppongo che anche tu stia saltando una lezione, quind…»
    Stava anche per chiedergli che cosa volesse fare, quale opzione volesse scegliere – perché sì, lei l’aveva cacciato in quel guaio e quindi spettava a lui decidere come rischiare le penne, da quel momento in poi – e tutto, ma in quel momento gli scalpicci si fecero tremendamente vicini e in un attimo la brutta figura cicciottella del professore apparve all’orizzonte, correndo tra il colonnato con la stessa furia omicida di Leonida e gente varia. Gli manca solo il forcone in mano e poi può unirsi a quegli scemi che danno la caccia a Shrek. Pensò Freya mentre si tediava sul cosa fare: avrebbe semplicemente potuto diventare invisibile lì sul momento, pregando che il ragazzo sapesse recitare, e tutto sarebbe finito, ma così il ragazzo avrebbe saputo che era una fantasma e avrebbe iniziato a farle tutte le domande scomode che tutti facevano ai fantasmi, comprese:
    - Quando voi fantasmi scopate diventate completamente visibili come gli esseri umani, vero?
    - Che cos’hai detto al diavolo quand’è stata ora di rinunciare al patto?
    - Che aspetto ha l’inferno?
    - Ma ti sei mai fatta un demone?
    - Gli angeli ti discriminano?
    - Se è vero che i fantasmi si sconfiggono col sale, tu mangi scondito?
    E via dicendo. Guardò quel tizio, il ragazzo-saetta, e si disse che anche a lui dovevano arrivare frotte e frotte di domande del genere. Una che le sorse spontanea in quel momento da fargli ( le cose più sceme dovevano proprio far capolino nella sua testa in quegli attimi di panico, ovvio! ) fu: ma se ti infilo il caricatore del telefono nel culo si ricarica?
    Scosse la testa e, quando era ora di soffocare la risata, era già diventata invisibile. Alzò le mani e se le guardò ma non vide altro che il prato leggermente schiacciato dalle suole delle sue scarpe. Fluttuò in aria, sopra la testa del ragazzo e proprio in quel momento arrivò il professore di storia, correndo come un forsennato, e Freya pregò che il ragazzo-saetta stesse al gioco sebbene lei fosse scomparsa misteriosamente qualche attimo prima.
     
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2 replies since 28/6/2013, 23:26   87 views
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